"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

mercoledì 27 gennaio 2016

La memoria selettiva

Primo Levi domandava a chi se ne stava comodamente seduto nella propria casa se poteva considerarsi uomo l'ebreo rinchiuso dai nazisti nei campi di concentramento. Io domando se può considerarsi uomo il palestinese ucciso dagli israeliani (oltre 50.000), l'armeno ucciso dai turchi (1.500.000), il tutsi ucciso dall'hutu (800.000), l'ucraino ucciso dal sovietico (7.000.000), il cambogiano ucciso dai Khmer Rossi (1.800.000), l'haitiano ucciso dal dominicano (20.000), il nativo americano ucciso dai coloni europei (4.000.000)... e l'elenco purtroppo potrebbe continuare a lungo. Domando, allora, perché non istituire una giornata della memoria in cui si ricordino, oltre all'olocausto, tutti i genocidi, i massacri, le pulizie etniche e religiose, tutti gli orrori che gli uomini hanno compiuto su altri uomini?

giovedì 14 gennaio 2016

Violenza e ipocrisia

Mi chiamo Sarah Collins e per il mio Paese, l'Irlanda, domani sarò un'assassina. Ma io domani non sarò più qui. Un ultimo sguardo alla banchina, al via vai di persone che affollano il porto di Cork, alla nebbia che onnivora sale dall'oceano e inghiottisce tutto ciò che incontra sul suo cammino. Mi tiro su la zip della felpa, fino al colletto, l'aria salmastra non fa sconti e punge irriverente la pelle del viso. Poi mi volto a osservare il blu intenso del mare aperto. Alle spalle la mia terra che tanto amo e tanto ho amato. La famiglia, gli amici, le serate al pub, i giri in bicicletta per la verde brughiera. Ma non vi preoccupate, non è un addio, ci rivedremo presto. Il tempo di sdraiarmi su un lettino di una sala operatoria e farmi restituire la vita. E i miei sogni. Quale diritto avete per decidere del mio futuro? Per impedirmi di laurearmi? Ho diciannove anni. Cazzo solo diciannove anni! Un fumo denso e nero sale dalla ciminiera, la nave si stacca lentamente dal molo. Per la prima volta negli ultimi due mesi mi sento leggera. Ho voglia di gridare, ho voglia di cantare, ho voglia di ridere. Rido. E piango. Di gioia, di rabbia. Penso a quello che ho ascoltato negli ultimi giorni sui fatti di Colonia. Tutti pronti a condannare le aggressioni, i tentativi di violenza sessuale. Tutti a scagliarsi contro quelle bestie ingrate. Noi li accogliamo nei nostri Paesi e loro ci violentano le nostre donne. Barbari! Musulmani, maschilisti, incivili. Che tristezza! Quanta ipocrisia! Dove eravate, voi "benpensanti", due mesi fa? Perché non siete accorsi quando mi ha sbattuto per terra, quando mi ha strappato la camicetta, quando mi ha colpito sul viso facendomi perdere i sensi? Ma soprattutto, perché non avete gridato allo scandalo, non avete messo nessun titolo in prima pagina sui giornali, non avete dato la notizia in apertura di telegiornale? Forse perché lui era cattolico? Perché aveva i capelli rossi? Perché la sua pelle era candida come il latte e ricoperta di lentiggini? Mi fate vomitare, tutti quanti. Mi fa schifo la vostra neonata sensibilità che usate per mascherare il vostro becero razzismo. La violenza sulle donne c'è da sempre, ma a voi non ve n'è mai importato nulla. Non usate il mio nome e il mio corpo per chiudere le frontiere, per respingere persone che non chiedono altro che diritti e dignità. Le stesse cose che chiedo io e che l'ottavo emendamento della nostra costituzione mi nega. La vita delle donne vale quanto quella dell'essere che sta nascendo dentro di loro. Anzi, meno. Non importa se il feto è malato e i rischi di morte alla nascita sono elevati. Non importa se sei stata violentata. Tu, donna, non vali niente. Non hai voce in capitolo. Non ci interessa quello che provi, ciò che desideri. Quattordici anni di prigione. È quanto rischierei se decidessi di abortire illegalmente in Irlanda. Più di quanti ne daranno al mio stupratore. Dov'è l'umanità che sgorga a fiotti dalle vostre bocche in questi giorni, così solerti nel giudicare e nel condannare le violenze di Colonia? Ve ne avanza un pochino anche per me? Non c'è bisogno che andiate così lontano, guardatevi intorno. Le strade di Dublino sono piene di violenza. Le case degli irlandesi anche. Non affannatevi per provare empatia per le donne tedesche. Le avete anche voi le vostre vittime da santificare, sempre che ne abbiate voglia. Si chiamano Katie, Liza, Sarah. Sono la maestra di vostro figlio, la verduraia all'angolo, l'impiegata all'ufficio anagrafe. E gli stupratori si chiamano Paul, John, Willy. Sono irish fino al midollo. Bevono Guiness e Murphy's. Ascoltano gli U2 e i Pogues. E in Spagna si chiamano Pedro, José, Miguel. In Italia, Pietro, Carlo, Salvatore. Non ve ne siete mai accorti perché avete sempre chiuso gli occhi, perché vi faceva comodo non accorgervene. Perché vi siete tappati le orecchie di fronte al nostro grido di aiuto. Ebbene, sappiate che eravate e siete tuttora complici. Ma sappiate anche che non è mai troppo tardi, che potete aprire gli occhi e accompagnarci in questa lotta. Se saremo in tanti non potranno ignorarci. Se marceremo uniti saranno costretti ad ascoltarci. Basta silenzio. Basta ipocrisia. Se non per noi e per voi, fatelo per i vostri figli, per farli crescere in un mondo migliore. Fatelo per mio figlio. Quello che avrò quando ne sentirò il desiderio, con un padre che sceglierò io, non uno sconosciuto imposto dalla legge.