"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

giovedì 31 luglio 2014

Gaza

Si può restare indifferenti di fronte allo sterminio di Gaza? No, non si può. Di fronte alle centinaia di vittime innocenti non si può non provare orrore. Se ancora è rimasta in noi una goccia di umanità, non possiamo fare a meno di indignarci. E poi? Poi tutto continua esattamente uguale, la nostra vita qui, la loro vita laggiù.
Diceva bene Enrico a Guido ne Il baco e la farfalla: "Chi sta fuori non si rende conto. Il ritmo della loro vita è scandito dai loro problemi, non dai nostri. Il lavoro, la famiglia e tutto il resto. Un ritmo frenetico, una corsa affannosa senza un attimo di respiro". Enrico faceva riferimento al carcere, ma il discorso si può fare pari pari per chi sta "fuori dal conflitto arabo-israeliano".
C'è il lavoro, c'è da fare la spesa, c'è il bambino da andare a prendere a scuola, c'è la meta delle vacanze da decidere. E l'indignazione si dissolve presto nell'indifferenza. Siamo indifferenti perché impotenti o siamo impotenti perché indifferenti? Se cadesse una bomba sui nostri figli mentre sono sullo scivolo al parco giochi, forse riusciremmo a vedere la tragedia di Gaza in maniera meno distaccata. Forse sarebbe più chiaro a tutti, anche a chi considera legittime le bombe israeliane, che la violenza di una parte dei palestinesi altro non è che la risposta a una violenza infinitamente più grande che ha origini lontane nel tempo. In fondo Israele ha sempre messo in pratica ciò che Ben Gurion, il padre di quello Stato, lasciò scritto nei suoi diari una settantina di anni fa (ben prima dell'OLP, di Hamas e dei primi razzi palestinesi): “Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba... c’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è bisogno di distinguere fra colpevoli e innocenti”.
Qualunque soluzione diplomatica non può prescindere dal riconoscere che nel conflitto esiste un aggressore (lo Stato di Israele) e delle vittime (il popolo palestinese).
C'è un bel film francese del 2012 diretto da Lorrain LévyIl figlio dell'altra (Le fils de l'autre), in cui due bambini, uno palestinese e uno israeliano, vengono scambiati per errore appena nati. Quando a diciott'anni vengono messi al corrente delle loro vere origini, i due ragazzi sono dapprima sconvolti dalla scoperta, ma col passare del tempo manifestano una certa curiosità nei confronti della vita dell'altro, la vita che avrebbero vissuto se non ci fosse stato lo scambio. Una curiosità che li porterà a frequentarsi e a diventare amici. Il film ci dice, se mai ce ne fosse bisogno, che non c'è nulla di genetico nell'odio che i palestinesi provano nei confronti degli israeliani e viceversa. Vero è che l'odio che è stato seminato è talmente tanto che pur nell'ipotesi (remota, allo stato attuale delle cose) di una soluzione del conflitto, sarebbero necessarie varie generazioni per rendere possibile una convivenza pacifica tra i due popoli. A meno di uno scambio di neonati dalle proporzioni straordinarie. Forse in quel caso sarebbero sufficienti diciotto anni, anno più, anno meno.

martedì 15 luglio 2014

Il baco e la farfalla arriva in Germania!


La Società Dante Alighieri-Comitato di Stoccarda organizza la presentazione del romanzo "Il baco e la farfalla".
Venerdì 25 luglio, alle ore 19.00, presso l'Accademia delle Belle Arti di Stoccarda in Charlottenstraße 5.

Amici stoccardesi, vi aspetto numerosi! 

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Literatur / Literatur, Philosophie und Geschichte / Lesung

 
Buchvorstellung in Italienisch mit dem Autor Diego Repetto, basierend auf dem Leben von Guido Tommasi.

"Il baco e la farfalla" (Die Raupe und der Schmetterling"), 2011 in Italien von Press Edizioni herausgegeben, ist der erste Roman von Diego Repetto, junge Wissenschaftler aus Genua mit großer Leidenschaft für die Literatur.

Das Buch basiert auf eine wahre Geschichte, denn Guido Tommasi - in dem Roman unter falschem Namen - ist ein Verwandte des Autors.


Moderation: Patrizia Caracciolo
Fri, 25.07.2014, 19:00 Uhr
Academie der schönsten Künste
Charlottenstraße 5
70182 Stuttgart
S-Mitte
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venerdì 11 luglio 2014

Prendere l'autobus è da sfigati!

"Prendere l'autobus è da sfigati!" si è sfogata Chiara con un sms dopo l'ennesiva disavventura.
A Genova la qualità del servizio mette a dura prova chi decide di rinunciare alla macchina. L'amministrazione comunale, invece che premiare questa scelta virtuosa, fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote. Autobus fatiscenti che ti lasciano a piedi sul più bello, cancellazione di alcune linee e diminuzione della frequenza su altre, la maggior parte dei mezzi non attrezzati per gli invalidi o per il trasporto di passeggini (è vietato salire a bordo con un passeggino aperto).
Secondo un'inchiesta de Il Sole 24 ore, il trasporto pubblico in Italia è tra i peggiori d'Europa, segno che Genova non rappresenta purtroppo un caso isolato.
In una società civile e moderna, il trasporto pubblico dovrebbe essere comodo, economico, pulito, puntuale, frequente, ecologico.... e avere un certo sex appeal. Ebbene sì, prendere l'autobus dovrebbe essere trendy. Sull'autobus bisognerebbe poter incontrare non solo gli "sfigati", ma anche il primario, il professore universitario, l'avvocato, il politico.
Andrebbero costruiti parcheggi nelle periferie delle città e linee di trasporto pubblico veloci verso il centro per poter chiudere al traffico privato i centri urbani.
Esempi virtuosi si sprecano, gli amministratori non dovrebbero nemmeno spremersi troppo le meningi alla ricerca di soluzioni, basterebbe guardarsi un po' intorno.
A Zurigo l'abbonamento ai mezzi pubblici è gratuito se i figli frequentano una scuola a più di 1,5 km da casa (così non si prende l'auto per accompagnarli).
Il Vauban di Friburgo (3 km dal centro, 6.000 abitanti) è l'insediamento car-free più grande d'Europa.
Esempi simili esistono a Edimburgo, Londra, Malmö. 
A Vienna esiste un intero quartiere(Autofrei Siedlung) in cui al momento della firma del contratto della casa ci si impegna a non possedere una macchina.
Un discorso a parte merita Curitiba. Il trasporto pubblico di questa città brasiliana di 2.500.000 abitanti insegna come sia possibile un sistema efficiente basato sulle comuni tecnologie di trasporto esistenti. Autobus lunghi con ampie porte, stazioni coperte e sopraelevate per evitare i gradini e velocizzare la salita e la discesa dal mezzo. Corsie preferenziali, autobus che regolano i semafori in modo da avere la precedenza e, di conseguenza, una velocità media di spostamento paragonabile a quella di una metropolitana (con un costo di realizzazione di molto inferiore). A Curitiba, il 79% dei pendolari si sposta in autobus e il 90% si dichiara soddisfatto del servizio. Un servizio che non pesa sulla cittadinanza perché si ripaga interamente con il costo del biglietto.
Investire in trasporto pubblico significa rendere le città più vivibili, risparmiare in salute e assistenza sanitaria (meno malati, meno incidenti), significa aumentare il benessere e la felicità dei cittadini.