"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

sabato 25 aprile 2015

C'era una volta un dittatore...

Oggi è una giornata speciale, ha detto ai suoi figli quando, appena svegli, l'hanno raggiunta nel lettone. Forse preoccupata dall'aver ascoltato alla radio che l'80% delle persone intervistate per strada non sapeva che cosa si celebrasse il 25 aprile, ha deciso che i suoi figli dovessero far parte del restante 20%. Tanti anni fa, ha iniziato a raccontare con voce dolce e tranquilla, in Italia c'era un uomo cattivo che un giorno disse "qui comando io". E tutti dovevano fare come diceva lui, altrimenti mandava degli uomini armati che ti mettevano in prigione. Quell'uomo era un dittatore e si chiamava Mussolini. Dopo un po' di tempo, alcuni uomini coraggiosi si sono incontrati e si sono detti che loro non erano d'accordo che ci fosse quell'uomo che comandava, a loro non andava bene che tutti dovessero fare quello che voleva lui. Questi uomini parteggiavano per un'Italia diversa, più giusta, e per questo motivo si chiamavano partigiani. In gran segreto si sono organizzati e, rischiando la loro vita, hanno iniziato a combattere contro l'uomo cattivo e le sue guardie e sono riusciti a cacciarlo via. Oggi, bambini miei, si festeggia la fine del brutto periodo in cui comandava il dittatore e l'inizio del bel periodo in cui le persone sono tornate ad essere libere.

Un corteo frastagliato, silenzioso, senza cori. Solo il suono malinconico di una cornamusa ad accompagnarlo lungo le vie del centro. Molte bandiere e alcuni striscioni. Donne, uomini, anziani, bambini, insieme in cammino per ricordare e ringraziare chi ha lottato per donarci settant'anni di democrazia.

venerdì 10 aprile 2015

Se non è tortura questa

Stanno entrando! Qualcuno urla. Chi? I black bloc. Chiudete il portone! Non capisco. Che ore sono? Da quanto tempo stavo dormendo? Il portone cede, entrano. Alcuni ragazzi scappano calpestando i molti che sono ancora dentro ai sacchi a pelo. Hanno acceso la luce. Spegnete la luce! Non sono black bloc, sono poliziotti. Ma cosa fanno? Li stanno picchiando. Siamo disarmati! Quel ragazzo ha alzato le mani e il manganello gli è passato esattamente tra le braccia, fracassandogli la testa. Dovrei scappare, ma sono paralizzato dal terrore. Ai piani alti, devo andare a nascondermi ai piani alti. Provo a sollevarmi sulle gambe. Non mi reggono. Sono a dieci metri da me. Ora si stanno accanendo su una coppia di ragazzi che per proteggersi si sono abbracciati stretti l'uno all'altro. Li colpiscono con calci nella schiena. La testa, urlo, proteggetevi la testa con le braccia! Urla di dolore. Pianti. Perché?!?!, urla qualcuno. La risposta è un colpo sordo di manganello. Indossano i caschi, non si vedono nemmeno i loro volti, sembrano robot impazziti. Picchiano senza freni con inaudita violenza. Stanno massacrando il mio vicino, il prossimo sono io. Mi rannicchio in posizione fetale, le mani e le braccia a protezione della testa. Ecco, tocca e me. Un calcio nella schiena. Una manganellata sul braccio. Poi un'altra. E un'altra ancora. Basta! Fermatevi! Un altro colpo, sulle costole. Una fitta acuta, sento che hanno ceduto. Questi mi ammazzano. Mi fa male il braccio, deve essersi rotto anche quello. Altri calci, altri colpi di manganello. Se non smettono, muoio. Non riesco a urlare. Non riesco più a respirare. Poi il buio. Quando riprendo conoscenza, ho il cielo scuro davanti ai miei occhi. Sono sdraiato su una barella, in attesa che mi portino via. Ho male ovunque. Sono vivo. Piango. Le lacrime si mescolano al sangue e scivolano appiccicose sul collo.

La Corte di Strasburgo ha sottolineato che di fronte al semplice sospetto di gravi abusi commessi da appartenenti alle forze dell'ordine, la Convenzione dei Diritti dell'uomo prevede l'allontanamento degli stessi dalle posizioni che occupano già nella fase d'indagine.
Invece per la Diaz è accaduto l'esatto contrario, molti di loro sono stati promossi questori, capi di dipartimento, prefetti, e da indagati e condannati hanno raggiunto livelli apicali. Quelli che hanno dovuto lasciare la divisa sono quasi tutti "caduti in piedi" e gli altri rappresentano ancora lo Stato nelle strade e nelle piazze d'Italia. E sono sempre stati difesi dal Corpo a cui appartenevano e dai vari governi che negli anni si sono succeduti. A quanto pare, viste le dichiarazioni di Renzi, si continuerà su questa linea.