"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

Recensione (Il baco e la farfalla) di C.R.

Di Chiara Ruggiero su Librofilia.it 


Il baco e la farfalla, edito nel 2011 da Italia Press Edizioni, è il romanzo d’esordio di Diego Repetto, giovane ricercatore genovese con una dilagante passione per la scrittura.
Il libro è tratto da una storia vera quanto dolorosa, poiché Guido Tommasi, il protagonista de Il baco e la farfalla, seppur sotto falso nome è realmente un parente dell’autore che dopo aver ascoltato da sua madre il racconto di questa storia incredibile, ha prontamente deciso di farne un bel libro!
La vita di Guido Tommasi, sembra infatti il copione di un film scritto da uno sceneggiatore cinico e senza scrupoli che si diverte a giocare con questo povero uomo e con il suo beffardo destino.
L’intera esistenza di Guido, iniziata con un infanzia difficile segnata prima dall’abbandono della madre e poi dall’assassinio del padre, sembra un’ odissea infinita di guai e sconfitte, alimentata da una smodata sete di vendetta per i torti subiti che lo porteranno a compiere una serie di sciocchezze, in grado di sconvolgere per sempre il corso degli eventi futuri.
Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, Guido si dimostra sin da subito molto caparbio e pronto a non lasciarsi intimorire da quel destino avverso che sembra volergli togliere tutto senza pietà, infatti nemmeno l’amore né i pochi momenti di felicità saranno in grado di placare le ferite della sua anima.
A fare da sottofondo all’intera epopea di Guido Tommasi c’è un’ Italia da ridisegnare, profondamente segnata dalla fine del conflitto mondiale ma con tanta voglia di rinascere anche attraverso gli scioperi e le lotte studentesche, per giungere infine a quel tanto atteso boom economico frenato però dallo scandalo di Tangentopoli e tutti questi elementi sembrano così incrociarsi con la vita di Guido, segnandola ulteriormente.
Diego Repetto, ci conduce in un viaggio a ritroso pieno di colpi di scena e dolenti sfumature, spalancandoci le porte dei suoi personali ricordi familiari e aprendo piccoli spiragli di luce su argomenti molto tristi e dannatamente attuali come il problema del sovraffollamento delle carceri e i pestaggi commessi da parte delle forze dell’ordine che a volte invece di provvedere all’incolumità dei cittadini ne causano l’ingiusta morte.
Per il lettore è praticamente impossibile uscire incolume dai numerosi colpi di scena che caratterizzano l’opera ma anche quando il passato brucia nelle vene come fosse fuoco, vale sempre la pena affrontarlo per togliere quegli enormi macigni dalla coscienza e per restituire al nome vita il più autentico dei significati.
Credo infatti che qualsiasi vita, anche la più infima e reietta, meriti sempre d’esser vissuta!


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