"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

Recensione (Lejla e Hamid) di P.C.

Recensione di Lejla e Hamid scritta da Paolo Carmignani (docente di storia e filosofia) su sololibri.net


"...un romanzo con forti connotazioni morali in cui si racconta il male e il bene della quotidianità di oggi..."


“Lejla e Hamid” di Diego Repetto narra la storia dell’incontro tra Lejla, una ragazza bosniaca adottata all’età di tre anni da una famiglia benestante di Genova, e Hamid, un migrante eritreo fuggito dalla dittatura del suo Paese e che vive da qualche anno in Italia e lavora come venditore ambulante. È la storia di un amore possibile, nonostante una città con le sue mille contraddizioni, la sua paura del diverso, la sua violenza nascosta sotto la patina opaca della società borghese; un amore che viene messo in crisi in una notte di follia.

Libro scorrevole quello di Diego Repetto, che si legge tutto d’un fiato, quasi come un fosse giallo e che colpisce soprattutto per la ricchezza delle emozioni e dei sentimenti che s’intrecciano e che caratterizzano i vari personaggi, in particolare quelli femminili. È un romanzo con forti connotazioni morali in cui si racconta il male e il bene della quotidianità di oggi, senza ricorrere ad artifici letterari o contesti inverosimili ma evidenziando il tema delle scelte e della responsabilità a cui ogni essere umano, pur con i propri difetti e le proprie virtù, non può sottrarsi.
“Lejla e Hamid” esprime con chiarezza il problema del bene e del male: male è la violenza sulle donne, il problema dei profughi, l’indifferenza e la vacuità giovanili, il non sentirsi responsabile da parte dello stupratore; bene è l’amore fra i due protagonisti, la famiglia, l’assunzione di responsabilità, il rapporto madre-figlia.
Il tema della sofferenza della protagonista per la violenza subita e per il senso d’impotenza verso lo stupratore che rimarrà impunito è raccontato in modo credibile e realistico.

Altrettanto accade per l’amore fra i due giovani: un sentimento sano, credibile, perché è vissuto non solo a livello mentale, ma anche a livello fisico, come accade realisticamente fra due ventenni di oggi.
Per quanto riguarda il rapporto genitori-figli, convincente e interessante risulta il senso di colpa della madre per la maternità mancata, forse un po’ meno credibile è la capacità, sua e del marito, di affrontare con estrema serenità il rapporto interetnico e le conseguenze dello stupro.

I personaggi maschili che si muovono in “Lejla e Hamid” , se si esclude lo stupratore che simboleggia la parte peggiore della società, appaiono indispensabili per le due donne: il marito per Adele e Hamid per Lejla costituiscono due sostegni importanti della loro vita. Forse Giorgio non è affascinante come l’avvocato, primo amore di gioventù della moglie, ma non è affatto un mediocre, costituisce un caposaldo, una certezza e Adele, forse suo malgrado, lo apprezza per questo. Hamid, ovviamente, non può offrire certezze e sicurezze sul piano economico e materiale ma dal punto di vista affettivo e relazionale riesce a soddisfare e rassicurare Lejla, aspetto, questo, da non sottovalutare considerata la sua infanzia.


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