"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

giovedì 8 ottobre 2015

Disintegrazione sociale

Ha ragione Hamid quando dice:
"Voi italiani non vi interessate molto a noi stranieri. Noi sappiamo tutto delle vostre vite, dei vostri gusti, delle vostre abitudini, voi invece non sapete niente di noi. Cercate sempre di stare lontani, dite che non vogliamo integrarci, ma in realtà chi ha paura di integrarsi siete voi".
È vero, sappiamo poco o nulla delle persone che tentano di raggiungere l'Europa, come se le loro vite iniziassero sui barconi tra le onde del Mediterraneo. Da cosa fuggono? Perché? C'è una guerra nel loro paese? Le persone possono studiare? Hanno da mangiare? C'è libertà di espressione? Nel loro paese c'è una democrazia o una dittatura?
Eppure nei loro confronti abbiamo delle responsabilità storiche, politiche, climatiche che non possiamo eludere.
Diciamo che è anche un po' colpa nostra se negli ultimi 25 anni nel Mediterraneo sono affogate 25.000 persone. Numero ricorrente il 25. Sono infatti 25 i miliardi di € spesi dal 2000 ad oggi per la detenzione e il respingimento dei migranti, con scarsi risultati. Onestamente, un fallimento totale. Del resto i migranti ci sono sempre stati (noi italiani deteniamo il record mondiale) e sempre ci saranno. E non potrebbe essere altrimenti, visto lo squilibrio tra le condizioni di vita esistenti tra i paesi di partenza e quelli di destinazione e la sempre maggiore concentrazione del potere economico e finanziario nel “Nord”.

Purtroppo la situazione non migliora. Il 2016 produrrà il record della disuguaglianza economica mondiale, con l’1% della popolazione più ricca dell’altro 99%.
L’Unione Europea pochi mesi fa non è riuscita a mettersi d’accordo per redistribuire nei 28 paesi membri 40.000 rifugiati in due anni: 40.000! Nel 2013, Pakistan, Iran, Libano, Giordania, Turchia, Kenya, Ciad, Etiopia (8 Paesi, non certo più ricchi degli stati europei), da soli, ne hanno accolti circa 5 milioni e mezzo.
Non solo. Dai media ci è stato presentato come un esodo straordinario, un'invasione, con l'unico risultato di fomentare, se mai ce ne fosse bisogno, la xenofobia.
Perché non ci hanno detto che l’anno scorso gli italiani che sono emigrati sono stati in numero maggiore degli stranieri che sono giunti nel nostro paese?
Perché non ci hanno detto che, oltre a chi fugge da fame e miseria, ci sono stranieri che creano posti di lavoro? Che se guardiamo ai cognomi di titolari di nuove aziende registrate in Lombardia nel 2015, ai primi 4 posti troviamo cognomi stranieri?
Forse perché è più facile alimentare la paura nei confronti del "diverso" che lavorare per un cambiamento culturale che vada verso una reale integrazione.
Come ci ricordano Gordon Neufeld e Gabor Maté, l'integrazione sociale è molto più che il semplice stare insieme o andare d'accordo; la vera integrazione sociale richiede non solo di sapersi unire agli altri, ma di saperlo fare senza perdere la propria individualità e la propria identità.
In Italia, purtroppo, abbiamo ancora molta strada da fare.

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