"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

mercoledì 23 maggio 2018

Philip Roth

E' morto Philip Roth. Dopo Garcia Marquez e Saramago, un altro grande scrittore contemporaneo ci ha lasciato. E non importa che avesse deciso una decina di anni fa di non scrivere più. Non importa che avesse detto che "ogni talento ha i suoi termini contrattuali - una propria natura e forza, e anche una fine, una durata e un decorso. Non tutti possono essere fecondi per sempre". La speranza che potesse rimettersi a scrivere poteva esistere, finché era in vita. Ora invece non più. Ciò che resta non è poco, in ogni caso. Il ricordo dei suoi libri continuerà a vivere in chi ne ha apprezzato la splendida letteratura e i suoi indimenticabili personaggi. Pastorale Americana, Il lamento di Portnoy, La macchia umana. Libri che, quando li stai leggendo, non vedi l'ora di avere un attimo libero per riprendere la storia da dove l'hai lasciata. Libri per cui se c'è coda dal medico o il treno è in ritardo non è un problema, anzi, avrai così un po' più di tempo per godere della loro lettura. Ciò che resta sono personaggi come Seymour Levov, lo "Svedese", che si tormenta alla ricerca di un errore che non riesce a trovare, che, disperato, ripercorre a ritroso la vita della sua famiglia, analizza in dettaglio situazioni più o meno importanti, scandaglia l’infanzia e l’adolescenza di sua figlia, il tutto inutilmente. E chissà se chi fa parte della giuria del Nobel in questo momento si sta pentendo per non aver più la possibilità di annoverare nella propria lista uno scrittore come Philip Roth. Il suo nome non avrebbe certo sfigurato, tutt'altro, avrebbe conferito all'elenco dei vincitori maggior lustro. Ma l'immortalità letteraria non dipende dai premi, ma da ciò che si è scritto, e le storie narrate da Roth sono destinate a restare.

1 commento:

  1. Condivido molto. Tra l'altro nei gg successivi anche Radio24 gli ha dedicato un'interessante trasmissione con analoghe riflessioni
    Mario

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