Raccontaci qualcosa di te: chi è Diego Repetto nella vita di tutti i giorni?
Sono ricercatore (fisico), scrittore, marito e padre felice (ho due
splendidi bimbi di 5 e 6 anni). Nel 2002, dopo la laurea, sono emigrato
all’estero spinto dal desiderio di conoscere nuovi luoghi e confrontarmi
con persone di diversa cultura. Ho lavorato come ricercatore in
Svizzera, Germania e Spagna. Nell’aprile del 2012 ho fatto ritorno in
Italia e attualmente vivo a Genova con la mia famiglia.
Mi piace leggere e andare al cinema. Non possiedo un'automobile e
nemmeno una televisione. Ho una bicicletta e due grandi passioni: la
pallacanestro e il mare, quello blu e profondo.
In passato ho collaborato con Fairwatch, blog sulle altre economie. Collaboro con Comune-info, blog di informazione indipendente su beni comuni, decrescita, altra economia. Scrivo di attualità su un blog personale.
Questo è il primo romanzo che pubblichi?
Questo è il primo romanzo che pubblichi?
No. Nel 2011 è stato pubblicato il mio primo romanzo, “Il baco e la farfalla”, ispirato a fatti realmente accaduti.
Veniamo al libro, “Lejla e Hamid”, Valletta Edizioni. Com’è nata l’idea?
L'idea è nata a Valencia, in Spagna, nel Novembre del 2010. Alla radio
diedero una notizia che mi colpì in modo particolare. Una ragazza era
stata violentata sette anni prima da un uomo che, dopo essere stato
condannato, aveva scontato la sua pena in carcere. L’uomo era fuori da
qualche settimana e si trovava al bar con alcuni amici. Gli si era
avvicinata una donna, gli aveva rovesciato addosso una tanica di benzina
e gli aveva dato fuoco. Quella donna era la madre della ragazza. Il
tempo non era riuscito a liberare l’animo di quella donna da un odio
così profondo da portarla a compiere un gesto folle e tragico. Si dice
che il tempo curi tutte le ferite, evidentemente non era stato quello il
caso. Da lì, da quella notizia ascoltata alla radio, nacque l’idea di
scrivere un libro sulla violenza sessuale e sulle drammatiche
conseguenze fisiche e psicologiche di chi la subisce.
È un libro di narrativa non di genere. Ci racconti di che cosa parla?
Il libro narra la storia di un incontro tra Lejla, una ragazza bosniaca
adottata da una famiglia della “Genova bene”, e Hamid, un ragazzo
eritreo che fa il venditore ambulante. Due giovani accomunati da un
passato di guerra, ma che vivono un presente completamente diverso.
Ciononostante, ne nasce una storia d'amore carica di passione che viene
messa in crisi da una notte di follia, in cui Lejla viene violentata da
un “amico”.
Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
È un libro per adulti, lettori interessati a storie intense riguardanti
le attuali problematiche sociali. Ma è anche un libro che mi farebbe
piacere che fosse letto da ragazzi coetanei dei due protagonisti (19 e
23 anni). Penso che potrebbero per certi versi identificarsi in Lejla e
Hamid e imparare qualcosa dei loro pregi e dai loro difetti. E, pur non
augurando a nessuno di vivere una simile esperienza, comportarsi in
modo diverso da come si comporta Lejla (dopo lo stupro si chiude in se
stessa e non denuncia l'aggressore).
Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Mi ha coinvolto parecchio, tanto da cambiare in corso d'opera il destino
della protagonista, alla quale nel frattempo mi ero affezionato. Di
autobiografico non c'è molto, se si esclude la passione di Lejla per la
pallacanestro e la sua predilezione per il gelato alla nocciola.
Racconti di una fuga dall’Eritrea e anche gli orrori a Sarajevo fanno da sfondo. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
C'è stato un lungo e interessante lavoro di approfondimento e ricerca:
sulla situazione in Eritrea (da oltre 20 anni c'è una dittatura di cui
nessuno parla), sull'assedio di Sarajevo e gli orrori della guerra nella
ex-Jugoslavia, sui viaggi dei migranti dall'Africa all'Italia, sullo
sfruttamento dei migranti nei campi del Sud Italia, sui centri di
permanenza temporanea, sul mondo degli ambulanti e, infine, sulle
conseguenze psicologiche e fisiche sulle vittime di violenza sessuale
(immedesimarsi in una donna che ha subito uno stupro è stata forse la
parte più difficile da scrivere, e i tanti complimenti ricevuti a
proposito da chi ha letto il libro mi hanno gratificato e fatto capire
di essere riuscito a fare un buon lavoro. Qualcuno addirittura mi ha
detto che non pensava che un uomo potesse descrivere così bene le
sensazioni di una donna).
Parli della paura del diverso e dell’ipocrisia della società. C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Il problema della società italiana (e in parte europea) non è
l'immigrazione, come i media vorrebbero farci credere. Lo stato sociale è
a forte rischio e senza gli stranieri il crollo avverrebbe con certezza
e in tempi rapidi. Il problema è l'integrazione. Andrebbero investiti
soldi non per impedire l'arrivo dei migranti, bensì per combattere lo
sfruttamento, per fomentare l'accoglienza e il vivere insieme nel
rispetto della propria diversità, garantendo a tutti uguali diritti e
doveri. L'amore può aiutare a superare le barriere e il timore nei
confronti del diverso. Ovviamente l'amore da solo non basta. Per quanto
riguarda invece la violenza sulle donne, occorrerebbe investire risorse
per far emergere il sommerso. Il 90% delle violenze non viene
denunciato. Nelle vittime nasce spesso un senso di colpa, in uno
stravolgimento di ruoli che appare dal di fuori incomprensibile e
paradossale. Il tutto però è causato da un'impostazione della società
tutt'oggi con forti connotati maschilisti. Il senso di impunità di cui
gode chi commette una violenza andrebbe cancellato, sia con un impegno
istituzionale, sia con un profondo cambio culturale. In quest'ottica
appaiono fondamentali un aumento di fiducia nella giustizia e nelle
istituzioni, e un profondo cambiamento culturale, possibile solamente se
si inizia a lavorare in questo senso già dai primissimi anni del
percorso educativo delle nuove generazioni.
Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
L'ho deciso io, con l'idea di trasmettere un pensiero in cui credo
molto. A qualcuno è parso che il libro finisca male. Per me invece
contiene un forte messaggio di speranza.
Grazie per essere stato con noi, Diego. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
http://www.gliscrittoridellaportaaccanto.com/2016/08/anteprima-diego-repetto-racconta-leijla.html
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