L'attività di scrittore e la passione per la lettura mi portano spesso a visitare siti di case editrici, più o meno note. Alcuni giorni fa mi sono imbattuto nella seguente lettera scritta da un piccolo editore.
Gentile signora, gentile signore,
viste le gravi crisi in cui viviamo, crisi economica e cronica crisi della lettura, che in Italia dura da molti decenni, abbiamo deciso di prenderci un momento di pausa.
Una casa editrice come la nostra, che non fa pagare gli autori per pubblicare i loro lavori e riceve tante proposte di pubblicazione, ma pochissime richieste di libri da leggere, per quanto di qualità e interesse i titoli in catalogo, non può continuare ad esistere. Ecco perché ci prendiamo una pausa di riflessione.
Forse ci butteremo a capofitto nella vendita di tappeti, che possono andare molto meglio in una stagione di solitudine come questa.
O forse ci sposteremo verso altre lingue e paesi, dove non necessariamente tutti sono poeti.
Probabilmente sbaglio a scrivere in questo modo a qualcuno che solo chiede di pubblicare il suo libro... La mia disperazione non è certo per un mancato guadagno, ma per la totale mancanza d'interesse del pubblico italiano verso la cultura e la poesia in particolare.
Provate a guardare nelle librerie sugli scaffali riservati alla poesia: sicuramente avrete più libri di poesia voi in casa vostra … eppure in molti scrivono versi! Non saranno le librerie a essere poco interessate ai libri di poesia, di sicuro mancano i lettori!
Allora darei un consiglio: stampate da voi i vostri libri dal primo stampatore che trovate, non vi affidate a piccoli editori disonesti che vi chiedono soldi per pubblicare, andate in giro voi stessi a divulgare il vostro libro, con presentazioni e letture, per strada se necessario…
Diffidate dei premi a pagamento. E soprattutto leggete, leggete, leggete poesia, sempre, comunque. Giudicate della qualità di un'opera affidandovi ai vostri criteri di valutazione, diffidando della critica ufficiale e anche della pubblicità in tv e sui giornali.
Scusate se ho deluso le vostre attese.
Cordiali saluti
l'Editore Albalibri
ÇlirimMuça
Gentile signora, gentile signore,
viste le gravi crisi in cui viviamo, crisi economica e cronica crisi della lettura, che in Italia dura da molti decenni, abbiamo deciso di prenderci un momento di pausa.
Una casa editrice come la nostra, che non fa pagare gli autori per pubblicare i loro lavori e riceve tante proposte di pubblicazione, ma pochissime richieste di libri da leggere, per quanto di qualità e interesse i titoli in catalogo, non può continuare ad esistere. Ecco perché ci prendiamo una pausa di riflessione.
Forse ci butteremo a capofitto nella vendita di tappeti, che possono andare molto meglio in una stagione di solitudine come questa.
O forse ci sposteremo verso altre lingue e paesi, dove non necessariamente tutti sono poeti.
Probabilmente sbaglio a scrivere in questo modo a qualcuno che solo chiede di pubblicare il suo libro... La mia disperazione non è certo per un mancato guadagno, ma per la totale mancanza d'interesse del pubblico italiano verso la cultura e la poesia in particolare.
Provate a guardare nelle librerie sugli scaffali riservati alla poesia: sicuramente avrete più libri di poesia voi in casa vostra … eppure in molti scrivono versi! Non saranno le librerie a essere poco interessate ai libri di poesia, di sicuro mancano i lettori!
Allora darei un consiglio: stampate da voi i vostri libri dal primo stampatore che trovate, non vi affidate a piccoli editori disonesti che vi chiedono soldi per pubblicare, andate in giro voi stessi a divulgare il vostro libro, con presentazioni e letture, per strada se necessario…
Diffidate dei premi a pagamento. E soprattutto leggete, leggete, leggete poesia, sempre, comunque. Giudicate della qualità di un'opera affidandovi ai vostri criteri di valutazione, diffidando della critica ufficiale e anche della pubblicità in tv e sui giornali.
Scusate se ho deluso le vostre attese.
Cordiali saluti
l'Editore Albalibri
ÇlirimMuça
Non so cosa avete provato voi nel leggerla, a me ha trasmesso amarezza e sconforto. In una società disinteressata alla lettura si ha un livellamento culturale verso il basso, anticamera della barbarie. Il rischio ultimo è rappresentato da società orwelliane o bradburyane alle quali mai vorremmo arrivare (a parte forse coloro che pensano di poterne trarre vantaggio politico ed economico).
Chi cerca in modo indipendente di opporsi con passione a certi scenari, adottando linee editoriali fuori moda, pubblicando e vendendo libri di nuovi autori, si trova a lottare contro giganti che pagano fior di quattrini per avere i propri libri all'ingresso delle grandi librerie impilati l'uno sull'altro a formare tante Manhattan in miniatura. Il mondo dell'editoria è pieno di piccoli editori che pubblicano ottimi libri, ma che sono costretti a chiudere per l'insostenibilità economica del loro progetto. Un progetto magari di qualità, ma che non trova il consenso di un pubblico già di per sé scarso. Un pubblico attratto da pochi best sellers, i quali raramente sono garanzia di qualità, anzi, spesso è vero il contrario. Non vedrete mai un libro di un premio Nobel al primo posto delle classifiche dei libri più venduti. Per il semplice motivo che i libri, nonostante veicolino cultura, non sfuggono alle più elementari leggi di mercato. Se sei famoso e si prevede che il tuo libro venderà molte copie, allora non avrai difficoltà a farti pubblicare da Mondadori ed Einaudi, anche se hai scritto l'apologia in versi della pasta e fagioli. Se invece sei uno dei tanti, con una vita normale, un lavoro normale, una famiglia normale, riuscire a pubblicare un tuo libro potrebbe risultare tanto difficile quanto scalare l'Everest. Vero è che molti si improvvisano "alpinisti" senza essere tali, si considerano dei nuovi Saramago e non si capacitano del perché il proprio manoscritto, che reputano un capolavoro della letteratura moderna, non trovi qualcuno disposto a pubblicarlo (nella migliore delle ipotesi si rassegnano, nella peggiore sono disposti a pagare migliaia di euro al primo editore a pagamento che offre loro un contratto). Tra tanti velleitari aspiranti scrittori, però, ve ne sono alcuni le cui opere meriterebbero senza dubbio di essere lette. Molte di queste opere restano sconosciute ai più, molte altre non riescono nemmeno a trovare un editore che abbia voglia di rischiare. In fondo, come dargli torto? L'Italia è un paese dove molti scrivono ma pochi leggono. Più di un italiano su due (54%) non legge nemmeno un libro all'anno (in Germania chi non legge è appena il 18%, in Francia il 30%) e solo il 6% legge in media un libro al mese. Ciononostante, la produzione editoriale resta enorme. Una volta, entrando in una libreria, affascinato e allo stesso tempo intimorito dalla sconfinata offerta, ho calcolato quanti libri avrei potuto ancora leggere prima di morire. Considerando una media di 15 libri all'anno e ipotizzando ottimisticamente di vivere altri 45 anni, il risultato è stato 675. Mi sono sembrati pochi, soprattutto se confrontati con le novità che ogni anno riempono gli scaffali delle librerie (molte più di 675!). La speranza, per gli aspiranti scrittori, per i piccoli editori e per la società in generale, è che il numero di lettori, ormai stabile da molti anni, possa tornare ad aumentare. Forse saremo costretti ad aspettare che i social networks, che tanto tempo assorbono a chi ne fa uso, passino di moda. Solo allora le persone ritroveranno il tempo di sfogliare le pagine di un libro invece di cinguettare e messaggiare in modo frenetico e compulsivo.
Quando volete fare un regalo a qualcuno, entrate in una libreria, meglio se piccola, e comprate un libro! Sarà il vostro piccolo mattoncino contro la barbarie collettiva.
Quando volete fare un regalo a qualcuno, entrate in una libreria, meglio se piccola, e comprate un libro! Sarà il vostro piccolo mattoncino contro la barbarie collettiva.