"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

mercoledì 21 settembre 2016

Figli "imperfetti" di genitori "perfetti"

Philip Roth, nel suo libro forse più famoso (Pastorale Americana), descrive magistralmente l’impotenza di un padre “perfetto” nei confronti di una figlia “imperfetta”. Seymour Levov, lo "Svedese", si tormenta alla ricerca di un errore che non riesce a trovare. Disperato, ripercorre a ritroso la vita della sua famiglia, analizza in dettaglio situazioni più o meno importanti, scandaglia l’infanzia e l’adolescenza di sua figlia. Inutilmente. È sempre stato un padre presente, tenero, paziente. Ha ascoltato la figlia quando c’era da ascoltarla, l’ha assecondata nei suoi desideri, senza tuttavia viziarla. Le ha trasmesso dei valori morali e sociali. L’ha fatta studiare. Eppure, ne è convinto, deve esserci stato un momento in cui tutto si è guastato. Una causa che ha determinato la devianza, che l’ha portata, in segno di protesta contro la guerra in Vietnam, ad ammazzare quattro persone, quattro vittime innocenti.
Il libro, soprattutto per chi è genitore, è piuttosto angosciante. E ancor più per chi ha dei figli ancora piccoli. Nessuna delle scelte che si compiono per i figli è casuale. Quello che si dà loro da mangiare, la scuola in cui li si iscrive, lo sport che gli si propone di fare, le regole che si decidono di avere in casa e fuori, quando essere più comprensivi e quando invece più intransigenti. E tutto pensando che ogni scelta possa rappresentare il meglio per loro, per il loro presente e per il loro futuro. Un futuro, però, del tutto ignoto. Alzi la mano chi non ha desiderato almeno una volta una sfera di cristallo per poter dare una sbirciatina ai propri figli tra dieci o quindici anni. A volte diciamo con Chiara che i nostri figli da grandi si lamenteranno con lo psicologo per le troppe minestre mangiate o per non aver avuto la televisione. In verità coltiviamo la speranza che quelle scelte, insieme a tutte le altre, possano davvero rappresentare il meglio per il futuro dei nostri figli. La realtà, invece, è che per quanto possiamo impegnarci a fare quello che reputiamo migliore per loro (e già qui ci sarebbe da discutere sulla soggettività delle scelte), ci sarà sempre la possibilità che le cose non vadano nel modo sperato (dove per “non sperato” non mi riferisco a una laurea in lettere piuttosto che in filosofia). Un futuro, quello dei nostri figli, che ci auguriamo di un certo tipo, ma che non possiamo prevedere, e su cui abbiamo un controllo più limitato di quanto crediamo.
In fondo (e, aggiungerei, per fortuna), l'influenza esterna è inevitabile. Matteo, che non ha mai sentito parlare di calcio in casa, un giorno è tornato dall'asilo e mi ha domandato: "Papà, cosa vuol dire che la Juventus fa schifo?". L'esperienza al di fuori dell'ambito famigliare è necessaria per allargare gli orizzonti (si spera non solo quelli calcistici!). Dobbiamo quindi rassegnarci e rinunciare alle scelte che facciamo "per il bene dei nostri figli"? Non credo. L'educazione che diamo ai nostri figli serve proprio per fornire loro gli strumenti per sapersi muovere in un mondo dagli orizzonti più ampi. Non dobbiamo temere l'influenza esterna, purché i figli non ci sostituiscano, come figura di riferimento, con un loro coetaneo. In questo caso le conseguenze possono risultare tragiche, come ci ricordano Gordon Neufeld e Gabor Maté nel bel libro "I vostri figli hanno bisogno di voi". Che poi è, in parte, quello che succede a Merry, la figlia di Seymour Levov.
Non possiamo pensare di plasmare, con le nostre scelte, il figlio "perfetto", per il semplice fatto che il figlio "perfetto" non esiste. Ma non solo. Dobbiamo anche essere pronti ad affrontare la realtà di un figlio "imperfetto", senza per questo trascorrere il resto della nostra vita a ricercare un errore che quasi certamente non riusciremmo a trovare. Non perché di errori non ne abbiamo commessi. Al contrario, le giornate trascorse con i nostri figli sono costellate di sbagli, di cose che avremmo potuto fare diversamente e, in molti casi, meglio. Sarebbe una ricerca priva di senso per il semplice motivo che, inevitabilmente, ignoriamo gran parte di ciò che ha influenzato e che influenzerà la vita dei nostri figli.

6 commenti:

  1. Ciao Diego,
    ero certa che "Pastorale americana"fosse nelle tue corde ed in quelle di Chiara.Ne avevamo parlato ,abbastanza spesso,Dora ed io,sia del libro,sia del fatto che questo potesse interessarvi,durante le nostre passeggiate.Liete del fatto di non aver ne' generato,ne' educato Merry alcuna!Riconoscendo,pero' umilmente,che il risultato,cioe' le nostre figlie,erano gia'di loro,facile e "buona" materia prima,che quindi il nostro impegno
    non e'stato poi cosi' determinante nell'eventuale lotta alle loro eventuali "imperfezioni".Sempre che una loro "rivelazione merrynesca"non salti fuori d'ora in poi.......
    Commento in tema con le tue considerazioni,oltre a quello personalissimo sopra:
    come sempre hai centrato l'argomento,esposto in maniera esauriente e piacevole alla lettura!!!

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    1. Grazie Mila. E' sicuramente un libro molto bello, di quelli che sei contento di aver letto, che non lascia indifferenti. Unico neo (secondo me): fatica un po' a partire, all'inizio non si capisce bene dove l'autore voglia andare a parare.

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  2. Riflessione interessante e che ovviamente mi tocca molto da vicino in quanto madre. Mi mancano i riferimenti letterari, ma di sicuro il lavoro quotidiano per dare il meglio ai nostri figli è qualcosa che ci accomuna.
    Mi dico sempre che il meglio che posso fare per Yuri è dargli la possibilità di vedere tanti luoghi tante situazioni tanti modi di vivere diversi. E se poi lui deciderà di restare qui in provincia nel mezzo del nulla a fare un lavoro che io non avrei mai preso in considerazione, almeno lo avrà fatto sapendo cosa c'era fuori e quali erano le alternative.
    E "io speriamo che me la cavo" come mamma imperfetta con tanti sensi di colpa.

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    1. Anche noi crediamo molto nel far fare ai nostri figli diverse esperienze, fargli conoscere nuovi posti, frequentare persone di diversa cultura, che parlano un'altra lingua. Anche se a volte le loro reazioni sono disarmanti... quest'estate abbiamo fatto splendide vacanze in Portogallo e in Francia, ma proprio in Francia Matteo se ne è uscito una sera con la seguente frase: "mamma, papà, ma quando è che facciamo una vacanza a Genova?". No comment ;)

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  3. Ciao Diego, bello il tuo commento al libro, sono contenta che ti sia piaciuto, nonostante le tue perplessità iniziali.
    Non so se e dove abbia sbagliato Seymour.
    Chissà forse era scritto nel DNA di Merry; forse la sua è stata un tipo di educazione "troppo": troppo presente, troppo attento, troppo tenero, troppo paziente, troppo politicamente corretto. Forse uno "schiaffo" (non necessariamente fisico) ogni tanto l'avrebbe riportata alla realtà ...o forse no!
    Certo che è difficile fare i genitori, soprattutto perchè tutti i nuovi genitori (io in primis)si accingono all'opera convinti di avere la verità in tasca e che sia sufficiente leggere libri e manuali e soprattutto fare esattamente il contrario di quello che hanno fatto i propri genitori per avere il successo assicurato.
    L'autore non si schiera apertamente, ma lascia trapelare (attraverso le parole del fratello) di non condividere la scelta che Seymour fa di "obbedire" al padre rinunciando al suo sogno, anche se lo fa, da par suo, in maniera esemplare, amando il suo lavoro e svolgendolo al meglio. Secondo me potrebbe essere questa la chiave di lettura.
    E comunque il mondo esterno entra, ed entrerà sempre di più, di prepotenza nell'educazione che si vuole dare ai propri figli, ed è giusto che sia così, dato che in quel mondo dovranno viverci. Bisognerà quindi mediare tra il vostro modo di vedere e il loro desiderio di "essere come gli altri" (calcio, macchina, armi giocattolo ecc..).
    Comunque, scherzi a parte, i miei nipotini mi sembrano "figli perfetti" di genitori "imperfetti" (lo so che sei permaloso!!)
    Ciao Dora

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    1. E' proprio trovare il limite del "troppo" (troppo tanto o troppo poco) una delle cose più complicate nell'educazione dei figli. Beata te che li vedi "perfetti"! A me ogni tanto fanno uscire di testa :)

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