"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

venerdì 16 maggio 2014

Rieducazione o punizione?


Genova, carcere di Marassi

Aria stantia, il neon difettoso che sfrigola, arredamento minimalista. Sono in quattro, seduti sulle brande. Li osservo. Uno, quello sulla destra, ha l'aria più assente degli altri. "Raccogliete le vostre cose, uscite oggi pomeriggio". Sguardi stupiti. "Non ve l'hanno detto? A febbraio la legge per cui siete in prigione è stata giudicata incostituzionale". Sguardi speranzosi. "Siamo liberi?". Annuisco. "Siete liberi". Sguardi felici. "Certo che ce n'hanno messo di tempo per rendersi conto che c'è una bella differenza tra farsi una canna e farsi di eroina, eh?". "Otto anni". Sguardi arrabbiati. "E noi nel frattempo a marcire qui dentro. In quattro, in nemmeno dieci metri quadrati. Da uscirci di testa". Allargo le braccia. "Meglio tardi che mai". Sguardi tristi. "Mi hanno sbattuto dentro che mio figlio non camminava ancora, ora parla. Chi me li restituisce i giorni che non ho potuto trascorrere insieme a lui?". Si alzano in tre, quello sulla destra resta immobile al suo posto. "Ehi, tu non vieni?". Silenzio. "Beh?". Silenzio. "No, lui non viene". Li squadro interrogativo. "Siete arrivati tardi. Si è suicidato ieri".

***

A febbraio la legge Giovanardi-Fini è stata giudicata incostituzionale. Si è calcolato che potrebbero uscire dal carcere quasi diecimila persone, anche se a distanza di tre mesi ne sono state scarcerate molte meno. Se dovessero uscire tutti quelli che ne hanno diritto, si alleggerirebbe un poco la pressione su un sistema carcerario ridotto al collasso.
Nelle carceri italiane si trovano attualmente circa 67.000 detenuti per una capienza massima di 44.000. Dopo Serbia e Grecia, l'Italia è il paese del Consiglio d'Europa con il maggior sovraffollamento nelle carceri.
L'Italia è il Paese dell'area Ocse con i tempi della giustizia più lunghi, con una media di quasi 600 giorni di durata per un processo.
Il 21% delle persone in carcere è in attesa di primo giudizio. Il 40% è invece in attesa di giudizio definitivo. Statisticamente, quasi la metà sarà riconosciuta innocente (significa che attualmente 13.000 persone sono detenute ingiustamente).
Se la pena detentiva venisse sostituita, quando possibile, dai servizi sociali e dai lavori socialmente utili (privilegio che in Italia spetta a pochi), il livello di recidiva si abbasserebbe dal 70 al 25%.
Secondo le direttive europee, in Italia tre carceri su quattro sono illegali per quanto riguarda lo spazio nelle celle a disposizione di ogni detenuto. In alcune carceri ci sono celle con quattro persone sistemate su due letti a castello costrette a vivere in 7,6 metri quadrati. Meno di 2 metri quadrati a testa. In altre celle di uguali dimensioni ci stanno addirittura in 6.
A gennaio del 2013 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia a pagare 100.000 euro per danni morali a sette detenuti nelle prigioni di Busto Arsizio e di Piacenza.
I detenuti sono spesso rinchiusi in una cella per 20 ore senza poter svolgere nessuna attività. Poco più del 10% svolge lavoro saltuario, pochissimi hanno la possibilità di frequentare le scuole. L’ozio forzato è la regola.
Le condizioni igienico-sanitarie sono pessime. Le celle sono luoghi immondi dove circolano scarafaggi, le finestre spesso non si possono aprire perché ostruite dai letti a castello. Mancano aria e luce, tanto che i detenuti devono tenere la lampadina accesa tutto il giorno.
Molti non possono vedere mogli e figli. L’avvocato, quasi sempre d’ufficio, l’hanno visto una sola volta e nulla conoscono del processo che li riguarda. Il 25% è tossicodipendente, il 36% è straniero senza appoggi in Italia, i casi psichiatrici sono tantissimi, l’assistenza sanitaria è quasi impossibile.
Condizioni inumane che tra il 2000 e il 2012 hanno spinto 752 detenuti a togliersi la vita. Nel solo 2010 sono stati segnalati 66 suicidi tra i detenuti e 7 tra gli agenti di polizia penitenziaria. Il suicidio è la prima causa di morte in carcere (56%, per malattia muore il 20%).
In carcere si ha un tasso di suicidi 20 volte più alto che nella società, 1 suicidio ogni 1.000 detenuti contro 1 ogni 20.000 cittadini. In Francia si ha un rapporto pari a 3, in Germania scende a 2, in Finlandia il tasso di suicidi dentro e fuori dal carcere è lo stesso.
Il 40% dei condannati in via definitiva si trova in carcere per reati connessi alla droga (grazie anche a una legge incostituzionale). Allo stesso tempo, l'Italia detiene in Europa il minor numero assoluto (156) di detenuti condannati in via definitiva per reati fiscali e/o finanziari: un insignificante 0,4% del totale nazionale, mentre in Germania ce ne sono 55 volte di più (14% del totale) e nel Liechtenstein addirittura il 38%.


L'articolo 27 della Costituzione è palesemente violato nella maggiornaza delle carceri italiane. È assurdo pensare a una "class action" dei detenuti nei confronti dello Stato?

Articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte.

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