"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

venerdì 22 aprile 2016

Pensioni

La dichiarazione del presidente dell'Inps che prevede un'età pensionabile di 75 anni per le nuove generazioni dovrebbe far preoccupare parecchio. Ma come in ogni situazione, se da un lato c'è chi ci rimette, dall'altro c'è qualcuno che si frega le mani. Banche e compagnie assicurative che offrono pensioni integrative non possono che rallegrarsi del fatto che la gente andrà in pensione sempre più tardi. Per loro infatti significa più introiti (contributi versati per più anni) e meno uscite (pensione pagata per meno anni).
Un motivo in più per rifiutare la "truffa" del vitalizio integrativo, il cui ammontare dipende sì dai soldi versati, ma se consideriamo una cifra ragionevole di 50.000 euro, risulterà di qualche centinaio di euro al mese (nessuno si sbilancerà dicendovi una cifra precisa, ma l'ordine di grandezza è quello). In pratica come vitalizio verrà data una cifra pari, euro più o euro meno, agli interessi annui sulla cifra totale versata. Con una differenza sostanziale: quei soldi non appartengono più a chi li ha versati, ma sono di proprietà dell'ente finanziario, che ne disporrà interamente alla morte del titolare della pensione integrativa.
Visto il futuro oscuro delle pensioni, mettere da parte un po' di soldi ogni anno, per chi se lo può permettere, è certamente una scelta saggia. Bisognerebbe però evitare di stipulare un vitalizio integrativo. In questo modo, una volta raggiunta l'età della pensione, basterebbero gli interessi annui sulla cifra risparmiata per ottenere l'equivalente della pensione integrativa, con la libertà di potere in qualunque momento utilizzare i soldi come meglio si crede. Spenderseli tutti, per esempio, se ti dicono che ti restano pochi mesi di vita (anche senza aspettare di andare in pensione!), oppure decidere di lasciarli ai propri figli, ai quali invece non spetterebbe nulla se quegli stessi soldi fossero stati investiti in una pensione integrativa. Morto il pensionato, volatilizzati tutti i soldi versati (per gli eredi, non per le banche!).
In un paese in cui esistono pensioni d'oro, baby-pensioni e pensioni da fame, possibile che non si riescano a concepire delle pensioni normali?
Vero è che il paese invecchia, la gente vive di più (ma si ammala prima!), il tasso di natalità è prossimo allo zero. Un po' ci salvano gli stranieri, che figli ne fanno più di noi, e che in molti casi versano contributi che oggi finanziano lo stato sociale e che mai verranno recuperati da coloro che li hanno versati, perché in molti casi non ci sono convenzioni tra l'Italia e i paesi di origine.
Altro aspetto preoccupante dell'invecchiamento della popolazione è che un paese di ultrasettantenni chiederà sempre più di costruire ospizi invece che asili nido, di investire in certi settori e non in altri (e voterà chi glielo prometterà). Le nuove generazioni saranno sempre meno tutelate e coloro che sono stati la prima generazione a stare peggio dei propri genitori (i quarantenni di oggi), non potranno essere il salvagente a cui i figli potranno aggrapparsi per non sprofondare un domani nell'indigenza.
In nome della flessibilità è stata sacrificata negli ultimi vent'anni gran parte dei diritti acquisiti in ambito lavorativo, in una spirale al ribasso in cui raramente sono stati toccati i privilegi, da cui invece avrebbe avuto senso partire.
Eppure, ammesso e non concesso che la flessibilità fosse la via da percorrere, sarebbe bastato guardarsi intorno per provare a metterla in pratica senza radere al suolo mezzo secolo di lotte sindacali. Il modello danese che associa flessibilità a sicurezza (flexicurity) è lontano anni luce. In Italia si sono scordati della seconda o, meglio detto, l'hanno trasportata dal lavoro ad altri ambiti. La sicurezza di non poter ottenere un mutuo, di non poter mettere al mondo tanti figli, di non riuscire a programmare un futuro, di non potersi prendere cura della propria salute come si vorrebbe, di andare in pensione quando si sarà troppo vecchi per godersela. Tutte sicurezze di cui la gente avrebbe fatto volentieri a meno.

4 commenti:

  1. Bella la conclusione!Sotto sociologo e forse anche economista,si sentel'ironia del....letterato.

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  2. ciao, non sapevo cosa fosse una pensione integrativa e soprattutto che il "capitale" rimanesse di proprietà della banca, mi sembra assurdo. Però anche pensare di avere una pensione sufficiente con gli interessi (quali? l'1 - 2 % quando va bene)di quello che si riesce a mettere da parte durante la vita lavorativa mi sembra poco per avere una vecchiaia appena decente.
    E la vecchiaia con le sue magagne arriva purtroppo!
    ciao Dora

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    1. Esistono vari tipi di pensioni integrative. Alcune che non permettono di recuperare tutto il capitale versato nel momento in cui si va in pensione, e queste secondo me sono delle vere e proprie prese in giro. Altre invece che permettono di recuperare il capitale. Con questo secondo tipo bisogna fare attenzione alla quota di obbligazionario e azionario. La parte di azionario dipende dal mercato, e può anche succedere di perdere parte del capitale versato. E' vero quello che dici, che con gli interessi di 50-60.000 euro è difficile avere una pensione decente, ma certamente è meglio che regalare soldi alle banche e alle compagnie assicurative!

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