"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

lunedì 25 maggio 2015

Trivelle

Si sono incontrati a Maratea.
Giulia è in vacanza con la famiglia. L'ultima tutti insieme, ha detto ai suoi prima di partire. Antonio fa la stagione come bagnino. Lei bionda naturale. Lui tutto scuro, capelli, occhi, carnagione, come se da bambino si fosse rotolato nella fuliggine per sfuggire a Crudelia De Mon. Lei sempre truccata per coprire qualche brufolo impertinente che tarda a sparire dal viso. Lui in canottiera per sfoggiare il fisico muscoloso, modellato dal lavoro nei campi con il padre.
Ogni sera Giulia aspetta che Antonio finisca di richiudere gli ombrelloni e le sdraio e poi si incamminano mano nella mano lungo la spiaggia, alla ricerca di un posto tranquillo da cui godersi il tramonto, tra un bacio e l'altro.
Lui della Verona di lei sa poco o nulla. Che sia la città di Romeo e Giulietta sì, che la storia l'abbia scritta Shakespeare invece no.
Giulia confessa ad Antonio che a scuola, quando la interrogavano di geografia, sperava sempre che non le chiedessero le province della Basilicata, perché proprio non riusciva a ricordarsele. E che solo dopo aver visto "Basilicata coast to coast" ha realizzato che è bagnata sia dal Tirreno che dallo Ionio. Che i Sassi di Matera non siano pietre, invece, quello l'ha sempre saputo.
E delle trivelle sai qualcosa? Le domanda Antonio una notte in cui osservano il riflesso bianco della luna sulla superficie nera del mare.
Giulia scuote appena la testa.
E così viene a sapere del petrolio sotto le montagne, il più grande giacimento in terraferma d'Europa, e scopre i piani del governo per trasformare in gruviera il terreno di quella splendida regione. Pozzi di interesse strategico nazionale e di pubblica utilità. La possibilità concreta che si passi da un 35% di territorio interessato dalle attività petrolifere al 64%. Un regalino alle multinazionali da parte di un generoso primo ministro. Opere definite urgenti e indifferibili, in modo da zittire le voci contrarie e arginare le proteste della gente a difesa del proprio territorio e della propria salute. Il petrolio crea posti di lavoro, si sentono dire, pazienza se respirate un po' di idrogeno solforato. L'oro nero fa girare l'economia, non importa se per ottenerne 1 kg si producono 37 kg di rifiuti solidi e liquidi da smaltire. Non è il caso di fare un dramma se le acque della regione sono a rischio inquinamento, vi porteremo quella di altre regioni.
Giulia ascolta, attenta. Stenta a riconoscere il ragazzo che ha conosciuto fino a quel momento, le sembra di avere di fianco un uomo. Antonio si scalda. Lottiamo per difendere la nostra terra e la nostra salute e ci accusano di essere contro il progresso. Ci hanno detto che vogliamo rimanere pecorai, come se fare il contadino o il pastore fosse un disonore. Ho sedici anni, una vita davanti. Voglio viverla tutta, fino in fondo, non voglio che qualcuno me la porti via.
Arriva l'ultima sera della vacanza. A mezzanotte si immergono nudi nell'acqua tiepida, poi si amano sotto le stelle, leccandosi il sale sulla pelle.
Il mattino dopo Giulia e Antonio si salutano, promettendosi di scriversi e telefonarsi, ma entrambi in fondo sanno che ognuno andrà per la sua strada, che la distanza che li separa farà diminuire poco a poco l'intensità di quell'amore estivo.
Il viaggio in macchina fino a Verona è lungo. Giulia guarda fuori dal finestrino. Non ha voglia di tornare a casa. La mente corre ad Antonio e alle loro passeggiate in riva al mare. Quando si fermano all'autogrill per fare benzina, fissa il cartello con il cane a sei zampe che sputa fuoco e ripensa alle trivelle. Meno male che in Veneto non c'è il petrolio, sussurra a se stessa, sarebbero capaci di bucare l'Arena. Poi chiude gli occhi e si addormenta, ripetendo a mente le province della Basilicata. 


mercoledì 13 maggio 2015

Ayotzinapa

Ricordo che un giorno parlai con un'amica dei desaparecidos in Sud America durante le dittature militari. Non riuscivo a capire il bisogno dei genitori di ritrovare il corpo, quando tutti sapevano che quei giovani erano morti, gettati dagli aerei nel Río de la Plata.
Cosa te ne fai di un figlio morto?
Ora che hanno portato via il mio Carlito, ora che il governo ci ha detto che lui e i suoi compagni sono stati ammazzati, che è inutile cercarli, solo ora capisco quelle madri e quei padri che non volevano arrendersi all'evidenza.
Rivoglio mio figlio. Ho il diritto di vederlo. Fatemelo riabbracciare un'ultima volta. Aveva vent'anni appena. El Diablito, lo chiamavano i suoi compagni, anche se era un tipo tranquillo. Ecco, ne parlo al passato, come se non ci credessi più nemmeno io alla possibilità che sia ancora vivo.
Il giorno prima di entrare nel comitato di lotta studentesca mi disse: mamma, il 46% della popolazione è povera, l'11% sopravvive in condizioni di povertà estrema. E in questo stesso paese ci sono persone che potrebbero essere ricoperte d'oro dalla testa ai piedi. Non possiamo restare a guardare. Abbiamo il dovere di mettere in pratica gli insegnamenti di chi ha piantato nei nostri cuori i semi della giustizia e della libertà.
Il governo ci ha tolto tutto, alla fine non ci è rimasta nemmeno la paura. E questo non se lo aspettavano. Non erano pronti alle manifestazioni, alla solidarietà che abbiamo ricevuto dalla gente.
Ora ci chiedono di votare. Già, non lo sapevate? Nel ventunesimo secolo non c'è bisogno di dittatori, le persone spariscono anche nelle democrazie. Vogliono il nostro voto per continuare a governare come hanno sempre fatto.
Come si fa a credere a politici che non hanno voluto punire gli assassini di quei poveri sei studenti? Che in sette mesi non sono riusciti a ritrovare quarantatré studenti desaparecidos?
Non mi interessano i vostri discorsi. Ridatemi mio figlio. Solo allora mi fermerò ad ascoltare quello che avete da dire.