"Tutto cambia al di là di queste mura.
Qui invece tutto resta uguale, cristallizzato. Siamo un baco che mai si trasformerà in farfalla"

martedì 3 giugno 2014

Un paese senza futuro

Può un dirigente scolastico di una scuola pubblica lodare le scuole private perché senza di loro molti bambini sarebbero costretti a restare a casa? La risposta è sì, ed è accaduto nell'ultima riunione della scuola d'infanzia di mio figlio. Il Comune non ha risorse, non può mantenere l'attuale offerta, l'anno prossimo non ci sarà più la sezione Primavera (bambini di 2 anni). Per opportunismo elettorale vengono tolte tasse necessarie... ICI, IMU, TASI, quale sarà il prossimo acronimo che i Comuni si inventeranno per poter racimolare qualche euro?
Il privato che supplisce alle carenze del pubblico. Qualcuno si fregherà le mani immaginando nuove possibilità di guadagno, a me sembra solo lo specchio di uno stato sociale moribondo. 
Un paese che non riesce a garantire i servizi minimi per i bambini è un paese senza futuro.
Al parco giochi si incontrano nonni stremati che non vedono l'ora che i nipotini crescano per poter tornare a respirare un po'. A fine agosto li vedi mentre contano i giorni che mancano all'inizio della scuola per poter tornare ad avere almeno le mattine libere.
Viviamo in un paese in cui, per motivi sociali, culturali ed economici, si diventa genitori sempre più tardi. Tempo una generazione e in pochi diventeranno nonni prima dei 70 anni. Allo stesso tempo in Italia si abbassa l'aspettativa di vita sana. Dal 2004 al 2011 si sono persi 8 anni. Le donne, per esempio, diventano in media disabili a 62 anni. Si vive di più, ma ci si ammala prima. Significa che ci saranno sempre meno nonni sani che potranno prendersi cura dei nipoti e sopperire così alle carenze dello Stato. Diminuiranno ulteriormente le nascite, la popolazione invecchierà, aumenteranno i costi sociali.
Senza interventi strutturali (non spot elettorali da 80 euro al mese, con i quali ci si paga la baby-sitter per un paio di giorni appena), lo scenario futuro sarà molto triste. Per strada si vedranno coppie di quarantenni che invece di spingere passeggini, porteranno in giro i propri genitori su una sedia a rotelle.  

3 commenti:

  1. Ciao Diego, seguo il tuo blog e leggo sempre i tuoi "articoli" che trovo interessanti.
    Per quanto riguarda l'ultimo che hai scritto spero tanto che non si avveri la tua un po' pessimistica previsione sui quarantenni (e sulle quarantenni) che spingono una carrozzina con la genitrice sessantaduenne e già disabile!! (anche perchè i sessantadue li ho già passati da un pezzo, quindi sarei in piena fascia di disabilità!).
    Un abbraccio e un bacio ai bimbi Dora

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  2. Ciao,
    mi fa piacere che tu segua il blog!
    La previsione è certamente pessimistica, purtroppo temo non molto lontano dalla realtà se non cambia qualcosa. Anzi, potrebbe andare anche peggio, nel senso che i genitori che diventeranno disabili potrebbero venire abbandonati a loro stessi, se i figli non avessero tempo e risorse economiche per occuparsi di loro.
    Una risorsa è rappresentata dagli immigrati, i quali fanno più figli degli italiani, lavorano (quelli in regola) pagando contributi che "regalano" allo stato italiano nel momento in cui fanno ritorno al loro paese di origine.
    Un abbraccio
    Diego

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  3. Proprio oggi un amico mi ha detto che il cortile dell'asilo che frequentava da piccolo è diventato recentemente un parcheggio del RINA. La deriva è evidente, dove un tempo giocavano i bambini, oggi sono parcheggiate delle automobili.

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